Lettera dei sacerdoti alla comunità

Carissimi amici,

da circa duemila anni a questa parte, in tutta la cristianità, c’è stata sempre in qualche modo la consapevolezza che il cristianesimo ha ritmato l’alternarsi delle stagioni: la primavera porta alla Pasqua, l’inverno al Natale. Nell’ anno passato, il 2020, ‘annus horribilis’, la preparazione di questi stessi eventi è stata segnata, persino sfigurata, dal divampare della pandemia. I due picchi sono stati raggiunti, il primo, nel tempo della Quaresima e il secondo proprio nel tempo dell’Avvento.

Per come far fronte a tutto questo di consigli ne abbiamo ricevuti tanti e da più parti! E siamo sicuri che chi li ha dati non è stato mosso da cattive intenzioni. Eppure, soprattutto nella seconda ondata, sembravano non riuscire a scalfire quel senso di impotenza che si stava oscuramente addensando al fondo del nostro cuore. Il "tutto andrà bene" – slogan dei mesi passati in rigido lock-down - non campeggia più sui balconi e sulle saracinesche chiuse, alcuni ragazzi sprofondano nelle loro stanze, impauriti da quel mondo di fuori che un domani sarà loro compito ricostruire….e nemmeno il tempo di Natale appena trascorso è stato capace di accendere quella miccia di positività che ogni anno riportava nelle nostre vite.

 

Carissimi,

noto però con dispiacere che l’emergenza sanitaria si sta rivelando «un’emergenza spirituale», alla quale non si può rispondere con slogan, interventi, misure e norme, ma solo con la disponibilità a livello personale e comunitario, a valutare cosa sia prioritario per la propria vita.

Emergenze gravi e trasversali a generazioni, culture e religioni, ma di fronte alle quali ci si trova di primo acchito indifferenti e, a dire il vero, del tutto impreparati. Infatti, a questo tipo di emergenze non si può rispondere con slogan, interventi, misure e norme, ma solo nella disponibilità e nell’invito, a livello personale e comunitario, a riconfigurare niente di meno che la concezione della propria vita.

L’emergenza spirituale ed esistenziale che stiamo vivendo ci invita a riscoprire una verità che è sempre stata davanti agli occhi degli uomini più acuti: l’uomo non si basta da sé. Lo scriveva in modo efficace S. Gregorio di Nissa:«Nulla di quanto si ricerca nella vita nell’ambito del piacere raggiunge la pienezza. È come un vaso forato: si versa sempre qualcosa nel fondo del desiderio, senza riuscire a portare il desiderio alla sazietà».

Per continuare ad affrontare l’ulteriore ondata di quest’ anno, non bastano solo i buoni consigli, ma il recupero di una concezione religiosa dell’esistenza. Il recupero della dimensione religiosa della vita non è solo compito dei preti, ma di ogni uomo e donna che siano lealmente in ascolto di sé e degli altri, e che sappiano vivere con dignità il responsabile dovere dell’oggi e con speranza la ricostruzione del domani. Il momento storico che stiamo vivendo, cristiano o civile, se non accolto come kairòs – tempo di grazia -  rivolto proprio al senso religioso che abita in ciascuno di noi, si rivelerà incapace di destarci dal torpore del nichilismo che rischia di afferrarci ancor di più e di dilagare in questa ennesima ondata che incombe minacciosamente e che dobbiamo scongiurare, non solo con un vaccino farmacologico, ma con un attestato di ascolto umile e docile che ci rende autentici uditori e testimoni della Parola. Lo stesso Papa Francesco parla di un pericolo ben peggiore del Covid-19…”Il rischio è che ci colpisca un virus ancora peggiore, quello dell’egoismo indifferente. Si trasmette a partire dall’idea che la vita migliora se va meglio a me, che tutto andrà bene se andrà bene per me»” (cf. Omelia del 19 aprile u.s.di Papa Francesco).

 

Carissimi,

a tal proposito, come già sapete, nella nostra Parrocchia ci saranno le solenni Quarantore che siamo chiamati a vivere come ‘momento di grazia’, come tempo di libertà per stare con noi stessi e con il Signore, riprendere in mano la nostra vita, confessare la nostra fede, forse ultimamente un po’ traballante, dinanzi all’Eucaristia.

Inoltre,“Qualsiasi azione ecclesiale che non parte dall’ascolto della Parola e dall’Eucarestia è destinata a fallire e nel peggiore dei casi ad essere strumento potente del Divisore….Un cristianesimo senza liturgia, io oserei dire che forse è un cristianesimo senza Cristo. Senza il Cristo totale.” (cf.Udienza del 3 febbraio u.s.di Papa Francesco). È vero, ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa che ci ha resi inermi, fragili e disorientati, ma nello stesso tempo tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca ci siamo tutti e come quei discepoli anche noi dobbiamo renderci conto che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme perché solo uniti tutti attorno all’Eucarestia riusciremo a comprendere la grandezza di un Dio che ha bisogno ancora dell’uomo e che vuole essere con noi oggi e sempre, che desidera essere Eucarestia per chi lo accoglie.

 

        Confidando nel Vostro grande zelo e devozione per il Divin Sacrificio Eucaristico, Vi attendiamo con fraterno affetto, in questo Triduo Eucaristico, per confermare con la Vostra orante presenza di lode il rendimento di grazie al Cristo Signore.

 

La Vergine Maria, Nostra Signora di Lourdes e Santa Bernadette siano presso il Divino Maestro Gesù, nostre interceditrici di grazie.

Parabita, 11.02.2021, Memoria della B.V. Maria di Lourdes

 

                                                                                    I vostri sacerdoti

Don Santino e Don Simone