SAN SEBASTIANO MARTIRE

Compatrono della città di Parabita

Simulacro di san Sebastiano

venerato nella nostra chiesa parrocchiale

I dati storici circa la figura di san Sebastiano sono limitati alla menzione nel più antico calendario della Chiesa di Roma, la «Depositio Martyrum» e a una citazione nel «Commento al Salmo 118» di sant’Ambrogio. Una “Passio” scritta intorno al V secolo aggiunge che Sebastiano era un membro dei pretoriani, le guardie al diretto servizio dell’imperatore di Roma, ed era cristiano dalla nascita. Grazie al suo servizio, poteva portare conforto ai cristiani che erano destinati al supplizio. A sua volta fu denunciato come cristiano e condannato al supplizio delle frecce, per aver tradito la fiducia dell’imperatore Diocleziano. Ne uscì vivo e dopo le cure, si ripresentò a Diocleziano per rimproverarlo aspramente di quanto aveva commesso contro i cristiani. A quel punto, fu nuovamente condannato: frustato a morte, venne gettato, ormai cadavere, nella Cloaca Massima. Le sue spoglie furono però ritrovate e deposte nelle catacombe della via Appia. Le sue reliquie sono oggi venerate nella basilica di San Sebastiano fuori le Mura a Roma, tranne quella del cranio, custodita nella basilica dei Santi Quattro Coronati a Roma.

Il culto del martire si diffuse prestissimo, ma solo a partire dal VII secolo gli vennero attribuiti grandi prodigi, in particolare la protezione contro la peste. Forse perché si credeva che la malattia si propagasse nell’aria rapida come una freccia scagliata dall’ira di Dio. 

L’immagine di questo giovane bellissimo che subisce nudo il martirio (il passaggio dal primitivo modulo iconografico che lo ritraeva come uomo maturo, barbuto e talvolta persino canuto, a questo nuovo che verrà definitivamente ratificato nel ’500 dal Gilio e dal Paleotti, è probabilmente dovuto a una leggenda del XIII secolo secondo la quale il santo sarebbe apparso in sogno al vescovo di Laon «in aspetto d’efebo») innescò infatti negli artisti rinascimentali una vera e propria gara nella creazione di un nuovo canone che è come la riforma cristiana della bellezza classica incarnata da Apollo e Adone.

Sebastiano diventa il corpo santo che penetrato dal martirio ostenta una bellezza inviolabile: «bellezza e integrità».
In sintesi si può affermare che Sebastiano rappresenta quell’inedito cortocircuito fra santità e bellezza che sedusse l’arte tra Quattro e Seicento.

Nella nostra Parrocchia esiste un'altare dedicato ai santi Patroni della città - prima del patronato della Beata Vergine della Coltura - con una tela raffigurante il martirio di san Sebastiano.

Vi è motivo di credere che a Parabita - come a Galatone, Racale, Copertino -  si sia diffuso il culto verso san Sebastiano per via di un'epidemia di peste, attestata in Salento in varie occasioni.
Motivazione rafforzata dal secondo patrocinio detenuto da San Rocco di Montpellier, anch'Egli invocato per la guarigione dalla peste.